venerdì 22 maggio 2009

NOBILI AROMI

vigneti in Val Tidone

Si avvicina l'appuntamento con Nobili Aromi, il primo evento nazionale dedicato ai vini aromatici, che si svolgerà al Castello di Corticelli di Nibbiano (Pc) il 5, 6 e 7 giugno 2009. Cercherò di dare aggiornamenti costanti sulla manifestazione, intanto sul sito internet (www.nobiliaromi.com) è online l'elenco dei vini in degustazione, consultabile anche qui

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venerdì 8 maggio 2009

LA MALVASIA E L'EMOZIONE


Una piccola divagazione a base malvasia…ma secca. Alcune riflessioni sulla Malvasie ferme secche dopo i primi assaggi dell’annata 2008 e alcuni riassaggi dei 2007.
E dopo, soprattutto, alcune annate di “storia”, anzi di cronaca, per questa tipologia, perché a parte chi ha sulle spalle almeno una decina di annate (Luretta) o più (La Tosa, che tra poco festeggierà le venti vendemmie di Sorriso di Cielo), gli altri produttori hanno esordito dopo il 2000. Insomma, siamo solo all’inizio, già abbastanza però per proporre un sintetico quadro sullo stato dell’arte del più importante vitigno bianco dei Colli Piacentini, tradotto nella versione con meno residuo zuccherino.


Dopo alcuni picchi isolati, anarchici e sorprendenti (il Boccadirosa Le Rane 99), altri esemplari luminosi come il Boccadirosa 00 e 01, poi alcune versioni degli anni ’90 (es. 95 e 96) di Sorriso di Cielo (ma come dimenticare l’eccellente, ricco ed elegante 01) che hanno fatto intravedere le potenzialità del vitigno Malvasia nel territorio piacentino, ora si assiste come ad un ritorno all’ordine, ad una crescita qualitativa media, e va bene, ora siamo – parlo della media qualitativa - al minimo sindacale o qualcosa in più, ma cerchiamo di andare oltre. Mi spiego meglio. Si assaggiano vini corretti, però timidi, che hanno paura di esprimersi, piacevoli ma poco emozionanti, buonini e perfettini. Non è poco se si pensa che siamo all’inizio di un percorso, ok, ma è lecito attendersi di più. L’evoluzione che c’è stata a livello tecnico ha portato con sè un’involuzione espressiva e caratteriale e l’impressione è che oggi molti produttori trattengano e limitino l’espressività e l’esuberanza della malvasia. Ma osare, scommettere, oltre ad essere un dovere per bottiglie più ambiziose, può far capire i veri limiti e le vere potenzialità di un territorio.
Sarà banale, ma se si vuole fare il vero salto di qualità bisogna rischiare di più. Oggi poche etichette tentano la strada della personalità, la maggior parte hanno come carattere principale la cura tecnica e la semplicità di beva. Che, ripeto, va anche bene (il vino va bevuto, no?), ma non può e non deve essere abbastanza con un’uva del genere a disposizione.
A scanso di equivoci non sto dicendo che la macerazione sulle bucce sia la strada da seguire (anzi, spesso trovo difficoltà ad incamminarmi su questa strada…), anche se è una via che gestita in modo accorto può “liberare” alcuni caratteri interessanti del vitigno, così come è pur vero che liberando troppo è facile arrivare ad avere Malvasie sgraziate e amare. Quindi? Risposte? Non ne ho, soprattutto a livello tecnico agronomico-enologico…dico solo che sarebbe bello far tornare l’emozione in un bicchere di Malvasia ferma.

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